

Con la struttura aperta della "Trilogia", secondo David Lodge, Auster sembra voler riproporre allegoricamente l'idea che, dopo la "Caduta", sia impossibile ricostituire il legame fra significante e significato presupposto antecedentemente, propendendo per l'assoluta arbitrarietà nell'associazione del nome proprio con il senso al quale dovrebbe rinviare.

Il contributo discute dell'uso dei nomi nella narrativa di Paul Auster, soffermandosi sui romanzi contenuti nella "Trilogia di New York", che presentano interessanti aspetti sull'origine della lingua e sulla diatriba, inquadrata dal punto di vista linguistico, semiotico e letterario, concernente il NP e il significante considerato come un segno arbitrario, in opposizione alla convinzione che si trattasse di un segno motivato.
